Dopo di me il Diluvio
La crisi degli anni 80Dopo di me il diluvio
“Dopo di me il diluvio” è una frase attribuita a Luigi XV, probabilmente conscio che l’atteggiamento della corte francese non avrebbe potuto reggere in eterno e che lo stile di vita della sua generazione avrebbe portato alla fine di quella successiva (Luigi XVI ci rimise trono e testa).
Credo che la classe politica e dirigente degli anni ’80 avrebbe potuto fare sua la frase, senza timore di essere smentita.
Le spese folli, la poca attenzione al risparmio energetico, monetario e delle risorse. Il principio per cui tutto era dovuto, il lavoro un optional e il patrimonio, naturale pasto per ecomostri. Tutta la cultura che ci ha preceduti è stato il primo e più genuino artefice della situazione critica e di crisi che ci troviamo a vivere.
E come Luigi XV, buona parte degli artefici di questa situazione sono passati a miglior vita in mezzo agli agi, lasciando a noi un testimone tutt’altro che leggero.
La crisi etica degli anni 80
Accennavo prima all’immagine della povertà come qualcosa di “lontano” e che “non ci appartiene” negli anni 80 e alla distribuzione a cascata della ricchezza e dei benefici. Alla base potremmo identificare semplicemente una tendenza: la crisi etica.
Non si tratta, come potremmo pensare, di un rilassamento dei costumi che ha a che fare con una nuova coscienza e conoscenza sessuale. Pur essendo una donna, dubito che a “Colpo Grosso” sia imputabile qualcosa di più che la delusione futura di un’intera generazione di adolescenti brufolosi.
Il problema vero è che, mentre l’attenzione di tutti era concentrata sul benessere crescente e la censura additava i centimetri di pelle lasciata scoperta dai bichini, una larga fetta di classe dirigente ed imprenditoriale spostava ricchezze dicendo di crearle. Così facendo impoveriva interi settori, mentre l’attenzione pubblica era distratta da specchietti per le allodole e prosciugava le risorse naturali, energetiche e turistiche, senza alcuna preoccupazione per quello che sarebbe stato il futuro del paese.
L’altra fetta di classe imprenditoriale e dirigente, che spesso si trovava a gestire le briciole, veniva additata come “onesta” quasi che il termine fosse un’offesa.
Impariamo una nuova etica
Se si vuole realizzare un nuovo tipo di imprenditoria, sia pubblica che domestica, e una gestione delle risorse economiche, finanziarie e naturali, di prim’ordine, il primo punto da cui partire è proprio questo: Il termine onestà non è sinonimo di dabbenaggine.
A prescindere dalle convinzioni religiose di ognuno, onestà equivale a lungimiranza.
Per sé e per gli altri.
Non mi dilungo qui con i padri della filosofia, partendo da Cartesio e Spinoza, che hanno teorizzato quanto una vita etica possa rappresentare un bene per sé e per gli altri, né mi soffermerò sui principi economici delle esternalità positive e negative teorizzate da Marshall e compagnia o sul principio agricolo, per cui favorire la crescita del frutteto vicino, favorirà la produzione del mio miele.
Quello su cui mi vorrei soffermare, ora, invece, è l’importanza di un’economia etica in una società di rete, come quella in cui viviamo.
Per comprendere come è nato e cosa vuole rappresentare Foncon, sarebbero interessati alcuni approfondimenti per i quali rimando ad altre pagine per evitare di appesantire troppo la nostra presentazione.
Internet e Rete di impresa
Cosa lega hacker, nerd ed imprenditori A livello economico siamo abituati a considerare l’economia di rete in base ai suoi costi e alle sue esternalità negative. L’utilizzo massivo di una rete informatica, come quello di una rete stradale, crea o può creare ingorghi,...